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Dunque, mi presento: son napoletana, ho da poco perso mio marito, ho due figlie adulte e due nipoti adolescenti. Tanti anni fa (non diciamo quanti) mi son laureata in lettere classiche, ma poi, essendo stata travolta dal vento del ’68 e avendo (a torto) maturato la convinzione che, come professoressa di latino e greco (lavoravo al ginnasio), mi fosse impossibile “attualizzare” adeguatamente le mie lezioni, a un certo punto ho chiesto il trasferimento in un istituto tecnico di frontiera dove fino alla pensione ho insegnato italiano e storia. E devo dire che, tutto sommato, si è trattato di una bella esperienza sia perché con gli studenti ho sempre avuto un rapporto stimolante di dialogo e confronto sia perché mi è stato possibile far attivamente politica scolastica, organizzando dibattiti, concerti, cineforum.
Per il resto, che tipo di donna sono? Ecco: amo il mare, il cinema, il teatro, i fumetti, le arti figurative, sono laica, relativista, appassionatamente europeista, ambientalista senza fanatismi, un po’ animalista, e forse pure animista, perché non escludo che piante e oggetti abbiano un’identità e una consapevolezza di sé.
A scrivere ho iniziato tardi ma in risposta a un’esigenza che da sempre mi portavo dentro: quella di catturar la realtà, di possederla, di appropriarmela, di penetrarla con le parole. Infatti, della realtà io sono innamorata. Ne son innamorata perché, vedete, mi sembra di percepirne a pieno potenzialità d’emozione e componente magica. E, sì, non son un’autrice minimalista: amo costruire una trama con imprevisti e colpi di scena e affiancare ai protagonisti personaggi secondari e comparse. Che più? Beh, mi piace pure utilizzar la scrittura come una macchina del tempo con cui tornare al passato. Perché, pur sapendo che non è certo stato migliore del presente, io del passato avverto potentemente la nostalgia (credo che, a infondergli ai miei occhi un’infinita capacità d’ammaliamento, sia proprio il fatto di esser perduto, fuggito, svanito). Inoltre, poiché non riesco a non vedere, accanto agli orrori, anche la messe inesauribile di stupori e incanti che l’universo sciorina, mi riesce impossibile non instillar speranza in quello che scrivo, e, essendo illuminista (come mia madre), spesso faccio in modo che nel corso della vicenda i personaggi scoprano la tolleranza e i valori dell’etica laica. Al tempo stesso però avverto il fascino dell’irrazionale e lo ritengo ingrediente indispensabile nell’alchimia del romanzo.
Per concludere voglio aggiungere che finora per me scrivere è stata la più gratificante delle emozioni, in quanto ha significato ribaltarmi nel cuore, nella mente e nella fisicità del personaggio, per poi proceder con lui: di avventura in avventura.

 

 

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